L’ombra di una Calciopoli finanziaria sulla Serie A

Redazione BR
La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta nei confronti della Juventus sulle plusvalenze e sul falso in bilancio. L’indagine quasi sicuramente sarà estesa anche ad altri club e rischierà di provocare un vero tsunami nell’industria del calcio italiano.

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Le operazioni anomale nel mirino

Sotto la lente degli inquirenti ci sono operazioni eseguite nella sede della Juve dal 2019 al 2021 per il valore complessivo di 282 milioni di euro. Le accuse riguardano l’operato della dirigenza bianconera composta dal presidente Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved, l’ex managing director dell’area sportiva, Fabio Paratici, e altri 3 dirigenti dell’area finanziaria. Il trasferimento più eclatante su cui si indaga è quello del 2020 relativo allo scambio Arthur-Pjanic. Il cartellino del bosniaco è stato valutato 72 milioni di euro, mentre quello del centrocampista brasiliano del Barcelona 60,84 milioni di euro. Sulla carta la plusvalenza di Pjanic è ammontata a circa 47 milioni di euro netti, rivelandosi la più alta della gestione Andrea Agnelli dopo quella di Paul Pogba al Manchester United. Il sospetto è che la Juventus e il Barcellona abbiano gonfiato ad hoc i cartellini dei giocatori per creare le plusvalenze fuori dagli effettivi valori di mercato.

Nei fascicoli aperti dai PM di Torino risultano anche “operazioni anomale” degli altri club di Serie A. In particolare, il Napoli che ha inserito 4 giocatori quasi sconosciuti con quotazioni troppo alte nell’affare che ha portato Osimhen dal Lille, nonché l’Inter per delle operazioni con il Genoa. Su questo specifico asse, dal 2018 sono stati effettuati 6 trasferimenti dei calciatori per il valore di 78 milioni di euro di cui soltanto 5 si sono mossi tra le casse societarie.

Cosa sono le plusvalenze?

In maniera molto sintetica, la plusvalenza è l’importo derivante dalla cessione di un bene, in questo caso di un cartellino calcistico, rispetto al suo valore residuo a bilancio nel momento dell’operazione. Nell’economia di libero mercato, trasferimenti di questo tipo sono meccanismi consentiti se usati nei limiti delle quotazioni obiettive. Qui però nasce il vero nodo che deve dimostrare la procura a sostegno della tesi sulle azioni illecite. Se l’acquirente e il venditore sono d’accordo sul prezzo, ad esempio di un calciatore X, l’intesa basata sulla domanda e offerta conferma la fattibilità dell’operazione e automaticamente determina il suo valore. A questo punto gli operatori fanno parte del mercato, mentre è proprio il medesimo a stabilire il prezzo o meglio il valore di un bene. Nel mondo del calcio questa logica fila ad eccezione dei casi delle quotazioni deliberatamente aumentate per trasferimenti di giocatori a puro scopo di generare plusvalenze fittizie. 

Il sistema calcio è malato

La giostra dei trasferimenti, come la definisce Marco Bellinazzo nel suo libro “La fine del calcio italiano”, non è proprio uno strumento nuovo per far quadrare i conti. Infatti, già alla fine degli anni 90 le big della Serie A maturavano oltre il 60% di plusvalenze dalle cessioni dei calciatori con valutazioni spesso sopra le medie del mercato. Successivamente le plusvalenze hanno assunto un ruolo ancora più significativo, una volta introdotto nel 2009 il Fair Play Finanziario. Il concetto elaborato all’epoca dall’UEFA stabilisce che nessun club calcistico, militante in Europa, spenda nel calciomercato cifre superiori a quelle guadagnate tra acquisti e cessioni. Fatto sta che il fenomeno delle plusvalenze fittizie permette tuttora a molti club, tra cui non solo italiani, a bypassare in maniera semi-lecita le regole dell’UEFA. Ora però, a quanto pare dagli sviluppi dell’indagine, nelle mani dei PM torinesi ci sono i materiali eloquenti secondo i quali è “l’intero sistema calcio ad essere malato”.

La palla passa alla Giustizia Sportiva

Ammesso che gli illeciti siano ancora da provare nei termini della giustizia penale, le persone coinvolte rischierebbero sanzioni pecuniarie, mentre a livello sportivo sarebbero applicate le penalizzazioni di diverso grado a seconda dell’illecito dimostrato: dai punti tolti nel campionato fino alla retrocessione. Nel caso particolare della Juventus, qualunque sia l’esito di questa contorta vicenda, il vertice del club bianconero rischia anche ripercussioni interne.

John Elkann entra in scena

La serie di sviste manageriali, tra cui la distribuzione dei biglietti ai gruppi ultrà vicini alla Ndrangheta, ed errori palesi, come la gestione del caso Suarez, mette la dirigenza della Juventus sotto esame soprattutto di fronte al proprietario John Elkann. Quest’ultimo ha dato un segnale piuttosto simbolico di sostegno al club presentandosi in tribuna durante la gara disputata a Torino contro l’Atalanta. Successivamente il presidente del gruppo Exor ha ribadito ai media di essere fiducioso nell’operato della magistratura, poiché “nelle indagini in corso la società sta collaborando con gli inquirenti e confida che sarà fatta luce su tutti gli aspetti indagati”. Tuttavia, secondo le indiscrezioni, il divario tra i cugini Andrea Agnelli e John Elkann sulle scelte amministrative del patrimonio calcistico familiare sta aumentando notevolmente. Da manager scaltro, Elkann però non attuerà cambi drastici in una società quotata in borsa, per di più sotto la pressione dell’indagine in corso. Probabile invece che l’inevitabile perestrojka abbia inizio nell’estate del 2022 per avviare un nuovo ciclo, forse oramai senza Andrea Agnelli al timone della Juventus.  

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