Calcio italiano: vendesi per un pugno di dollari

Redazione BR
Lunedì 15 novembre Il Genoa è ufficialmente passato sotto la gestione della holding 777 Partners. Dopo 18 anni, Enrico Preziosi lascia la proprietà, riservandosi una poltrona nel futuro CDA del club. Con questa operazione, il numero delle squadre di Serie A con quote di investimento americano sale a 6. Il calcio italiano è in crisi, ma rimane molto appetibile nell’ambito di progetti internazionali a lungo termine.

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Nuova era del Genoa

Il valore complessivo dell’operazione ammonta a 150 milioni di euro per il 99,9% del capitale sociale che passa alla nuova proprietà americana. La holding 777 Partners è stata fondata nel 2015 a Miami con lo scopo di investire in diversi settori: assicurazioni, finanza, prestiti diretti, sport, aviazione, media e intrattenimento. Nell’industria sportiva il gruppo possiede già il 6% del Siviglia FC e il club inglese di basket London Lions. Oltre all’ambizione di rendere competitivo il Genoa sul campo, la holding valuta una serie di investimenti che vanno al di là del calcio. Tra queste, secondo alcune indiscrezioni, un ruolo nello sviluppo dell’aeroporto Cristoforo Colombo per far diventare Genova un punto d’ingresso importante per i voli transatlantici.

Le metamorfosi della Serie A

Per decenni il calcio in Italia è stato un settore autoreferenziale che accompagnava la crescita economica del Paese e rappresentava il simbolo del successo dell’imprenditoria locale a conduzione familiare. Finita l’era dei Berlusconi e degli altri mecenati, il giocattolo ha iniziato a diventare sempre più fragile. A livello di visibilità e di ricavi, la Serie A ha accumulato con gli anni un gap evidente rispetto alla Premier League, Liga e Bundesliga, per non parlare del problema strutturale e burocratico che ostacola la costruzione dei nuovi stadi e delle rispettive infrastrutture. Nel frattempo, la pandemia del Covid ha ulteriormente aggravato la situazione nel sistema calcio, da tempo vicino al collasso finanziario, per via dei mancati introiti.

Niente passione, solo business

In questo contesto nessuna svolta può essere pensata prima di tonificare i conti dei club italiani, la maggior parte dei quali naviga in una marea di debiti non sostenibili per i vecchi proprietari. L’unica soluzione rimane quella di cedere, possibilmente senza svendere il patrimonio. Ma a chi? In Italia sono pochissimi gli imprenditori interessati a entrare nel mondo del calcio. Il periodo degli sceicchi e dei tycoon petroliferi russi sembra quasi tramontato. Quei pochi tuttora attivi si muovono acquistando le squadre europee più per entrare nell’establishment dell’Occidente che per ragioni meramente economiche. Molto emblematica in tal senso è stata la vicenda geopolitica legata alla recente acquisizione del Newcastle da parte del Public Investment Fund dell’Arabia Saudita.

I fondi scendono in campo

Nel caso del calcio italiano l’attuale puzzle è ben diverso e segue una logica finanziaria precisa. Ad oggi in mano agli stranieri vi sono 8 club di Serie A e diverse società di categorie minori, situate in città importanti dal punto di vista dell’internazionalizzazione economica (vedi il Parma e il Pisa). Tranne l’Inter del gruppo cinese Sunning e il Bologna del canadese Joey Saputo, le 6 realtà calcistiche appartengono ai soggetti statunitensi, tra cui gli hedge fund e private equity. I fondi americani vedono nel calcio italiano e nel rispettivo indotto un potenziale ancora poco espresso, ma che molto presto potrà accrescere il proprio valore.

Società calcistiche di Serie A 2021/2022 in mano alle proprietà USA:

Club Proprietario
Genoa 777 Partners
Fiorentina Rocco Commisso
Milan Elliott Management Corporation
Spezia Robert Platek
Roma Friedkin Group
Venezia Duncan Niederauer

Il momento è quindi quello giusto per versare liquidità nei club d’Italia, investendo cifre ragionevoli rispetto al famigerato campionato inglese o addirittura agli sport americani, come ad esempio il basket o il baseball, dove il valore delle società spesso supera 1 miliardo di dollari. Insomma, per molti fondi USA avere in pegno una realtà calcistica che ha base in città come Roma o Venezia, è davvero un affare anche per quanto riguarda l’eventuale prestigio del brand e lo sviluppo di altri business nel mercato italiano.

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